TRATTO DA SLICK #20 – EDITORIALE
L’idea era quella di occuparci della Suzuki RG500 XR27 protagonista del GP Gran Bretagna 1979 – ebbene sì, a Silverstone si faceva spettacolo anche prima che vi approdasse la MotoGP – ma poi lo scenario è cambiato: si è trasformato ed evoluto in modo spontaneo, così una storia vecchia è diventata incredibilmente attuale. Sì, una vicenda adatta a questo periodo, cioè l’inizio della stagione 2023 che segna un grande cambiamento nel format della classe regina.
Il piano era quello di celebrare secondo il nostro stile la ricorrenza dei 20 anni dalla scomparsa di Barry Sheene – celebrarla alla maniera sua, beh, è fuori dalla nostra portata – ma in questa prima parte del 2023 ricadono anche i 50 anni dalla tragedia di Jarno Saarinen (e di Renzo Pasolini, di cui però ci occuperemo a parte, tra poco). Cosa fare, quindi? Anzi, come fare?
La sfida era quella di apportare qualcosa di nuovo a delle storie vecchie. L’impresa ci è apparsa durissima, considerando la vastità della letteratura: su questi personaggi è stato detto, scritto, mostrato, di tutto e di più (l’oceano del web è colmo di ogni cosa, tra cose vere e altre verosimili). Non potendo ovviamente cambiare il corso degli eventi storici, abbiamo provato a ristudiare la storia per cercare elementi nuovi che permettano di fare delle riflessioni. Ecco, è in questa zona che abbiamo deciso di inserirci.
Abbiamo cambiato il punto di osservazione: anziché considerarle storie singole (come è sempre stato fatto) abbiamo raccontato come erano collegate e in che modo le loro carriere si sono incrociate. Così come le loro le vite. A quel punto, ovviamente, è emerso il terzo personaggio principale, che si chiama Kenny Roberts (e come gli altri due, non ha bisogno di essere presentato). Perché è ovvio: se nomini Barry Sheene, il pensiero va a Kenny Roberts; se citi Roberts, il collegamento va a Jarno Saarinen; se pensi a Saarinen, ecco che spuntano di nuovo Roberts e Sheene.
È stato come mettere vicine le gocce di mercurio: appena i nostri personaggi si sono avvicinati, si sono uniti in modo spontaneo. Esattamente come avevano fatto quando erano ragazzi, mezzo secolo fa.
Dunque abbiamo riavvolto il nastro: abbiamo deciso di vedere Barry Sheene con gli occhi di Kenny Roberts, ma nello stesso tempo abbiamo studiato Jarno Saarinen con gli occhi degli altri due. È per questo che il Volume#20 è diventato un libro. Sono tante storie, ma insieme ne formano una sola. E che storia!
Si viaggia in un decennio straordinario – gli psichedelici Anni Settanta – non solo in cerca di emozioni ma soprattutto di spiegazioni. Perché quei tre ragazzi hanno fatto molto più del loro mestiere: si sono adattati allo spirito del tempo e così, mentre cambiava il mondo intero, loro hanno stravolto quello del motociclismo. Jarno Saarinen, Barry Sheene e Kenny Roberts (citandoli in ordine di apparizione sulla scena mondiale) sono stati i ragazzi di cui c’era bisogno in quel periodo lì: gente visionaria e ribelle.
Questa decade è stata attraversata da venti che hanno alimentato una straordinaria energia. Gli Anni Settanta sono il decennio caratterizzato da un’esplosione di creatività così potente da esprimere simboli e icone intramontabili: dalla musica al cinema, dal design fino alla moda. Arrivano le radio libere, lo Ska e il Reggae si mischiano al Punk e al Rock, le copertine dei dischi (quelli veri, in vinile) diventano opere d’arte per collezionisti. Hollywood fa sognare con Guerre stellari, fa spaventare con Lo Squalo, fa commuovere tifando per Rocky, mentre con La Febbre del sabato sera spinge i ragazzi in discoteca. E poi esce Il Padrino. E poi arriva il Sony Walkman, il papà dell’iPod, che cambia il modo di ascoltare la musica: si è liberi di farlo andando in giro.
Riecco, quindi, quel senso di libertà e cambiamento che caratterizzò i giovani di quella decade. Questa vivacità cambiò anche il motociclismo, producendo (tra gli altri) i nostri tre personaggi clamorosi: un hippie nato con un talento annichilente (Jarno Saarinen, dalla Finlandia), un rude cowboy con la rivolta nel sangue (Kenny Roberts, from San Francisco), un eccentrico inglese simpatico ed esagerato (Barry Sheene, from London). Insieme, hanno riunito una tale quantità di talento che nell’arco di una sola decade (gli Anni Settanta) hanno inventato il futuro.
La “Velocità” come la vediamo oggi trova origine anche dalle intuizioni, dagli studi, dalla ribellione, di quei tre ragazzi. Hanno inventato, poi ispirato altri ad inventare. Si sono occupati di tutto: dalla tecnica di guida (avete presente il ginocchio a terra e il corpo che si sposta?) alle protezioni per l’abbigliamento (le saponette!), dall’evoluzione dei motori (le 2T spazzarono via le vecchie 4T) ai telai (monoammortizzatore e alluminio, dicono qualcosa?), passando per le piste e le condizioni per la sicurezza dei piloti (si guidava con la morte al proprio fianco, quindi si soccombeva con una facilità che fa rabbrividire), evolvendo anche la comunicazione e cambiando l’immagine del pilota di motociclismo.
Ecco, questa è la storia che raccontiamo in questo Volume#20: emergono vicende note e meno note, ma tutte diventano materiale di studio per chi vuole capire come e perché siamo arrivati alla MotoGP di oggi.
Una storia come questa, probabilmente, non era stata ancora raccontata. Sembra la sceneggiatura di un film. Anzi, di un libro. Del resto, spesso le cose della vita assumono i connotati del romanzo. Infatti questo Volume#20 è un po’ più libro del solito, poiché una storia come questa va raccontata così: alla maniera del libro. Senza essere banali, ma scoprendo e spiegando. E nel turbinio di cotanta ispirazione, è bello pensare che quei tre personaggi in fondo erano in cerca di un autore (qui il copyright è di Pirandello).